A circa 5 mesi dalla prossima terza edizione della Montagna di Libri contro il Tav riapriamo con questo articolo di Gabriella Tittonel sul terzo volume delle Ed.Tabor
E se accadesse davvero? L’incredibile manoscritto ritrovato in Valsusa
“… Se tu il vorrai, potrai per quel sentiero / giungere al loco che darà recetto / al peggior spregio de lo mondo intero. / Si va parando il sito maledetto / in cui si puniranno un dì coloro / che perderan passione ed intelletto. / Tu del saper che lo disir dell’oro / presto conquisterà l’umani affanni / tanto da ruinar senno e decoro: / una bieca masnada di tiranni / non curerà se per la sua mercede / a la terra imporrà nefasti danni…..”
Così recita il canto trentesimo terzo bis, contenuto in un incredibile manoscritto nel quale il sommo poeta Dante afferma di scorgere, attraverso una fessura, diavoli all’opera per allestire una nuova zona dell’inferno, il cerchio nono, dove saranno sistemati i traditori della natura e della specie.
Un manoscritto che si vorrebbe ritrovato in Valle di Susa, alla Sacra di san Michele, e scritto nel corso di un viaggio che Dante avrebbe fatto nel nostro territorio. Un manoscritto poi ritrovato ai nostri giorni e particolarmente illuminante su una situazione che in Valle si sta vivendo, quella della vicenda legata all’alta velocità ferroviaria.
Questa la storia narrata nel libro edito dalle Edizioni Tabor “Dante Alighieri – Inferno – Canto XXXIII bis – L’INCREDIBILE MANOSCRITTO RITROVATO IN VALSUSA”, un libro che sta suscitando vivo interesse e che ha visto una sua particolarissima presentazione da parte dell’Associazione ArTeMuDa, di Renato Sibille e Roberto Micali, nei panni di Pancrazio e di Orso,
attori che hanno narrato con toni estremamente piacevoli e coinvolgenti di questa fantasiosa vicenda, nata dalla mente vivida ed eclettica dell’avvocato Filippo Mollea.
Nel libro situazioni e personaggi si svelano tra i versi, consegnando ai lettori momenti di sana allegria ma anche di attenta revisione di quanto sta accadendo per ora nella valletta della Clarea, fra Chiomonte e Giaglione, ma che potrebbe tra breve coinvolgere zone ad alta densità di popolazione e con gravi problematiche ambientali da risolvere.
Su questa volontà di costruire la grande ed inutile opera ferroviaria il novello Dante prevede futuri castighi nel nono girone dell’inferno: “….Si puniran quei che per l’irte calli – / mi disse il Duca, – di tra i lecci e i pini / violenza impiegheranno in quelle valli; / difenderai gli illeciti confini / posti per fare luogo ai distruttori / cacciando di lor terra i valsusini; / per simular l’inizio dei lavori / vigne e terreni occuperanno armati / fingendo scavi di finti trafori…”
Queste alcune delle punizioni che rimandano all’antico affresco che a Giaglione, alla borgata di Santo Stefano narra delle virtù e dei vizi, quasi un presagio di come l’umana specie continui a sentire il fascino del male, un tempo circoscritto alla vita quotidiana dell’uomo ed ora diventato consapevolezza che altrettanti gravi peccati siano quelli che si perpetrano ai danni dell’ambiente.
Giustamente soddisfatto è il Direttore della Casa Editrice Tabor, il giovane Daniele Pepino, promotore a Ramat della Libera Biblioteca delle Alpi Tabor – Valle di Susa. Una biblioteca che rappresenta un prezioso spazio di conoscenza, approfondimento per gli abitanti della zona e non solo e che vede in bella vista anche i primi tre libri della novella casa editrice: con il libro del manoscritto di Dante, vi sono infatti “Fra Dolcino e Margherita – Tra messianesimo egualitario e resistenza Montanara” di Tavo Burat e “Escartoun” – La Federazione delle libertà –Itinerari di autonomia, eresia e resistenza nelle Alpi Occidentali – di Walter Ferrari e Daniele Pepino.
Il primo libro guarda ad una civiltà alpina non rassegnata a estinguersi, decisa a resistere all’omologazione di un falso progresso che altro non è che la prosecuzione del colonialismo di cui è vittima la montagna da parte dei poteri economici metropolitani, mentre il secondo guarda ala vicenda degli escartoun, popolazioni che con il trattato di Utrecht del 1713 vedono la loro identità divisa e smembrata.
Gabriella Tittonel 08.01.14
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