Amianto
Una montagna di libri contro il TAV
« A Steve McQueen è bastato qualche mese e non era un uomo normale.
Era uno de I magnifici sette , era L’ultimo buscadero . Era bello come un dio .
Eppure a metterlo ko sono bastati tre mesi accanto all’amianto , a contatto con le coibentazioni dei mercantili , quando era un giovane dannato e sbandato .Oppure sarà successo quando non aveva una lira in tasca. Forse sarà successo quando stava pensando di scegliere se fare l’attore o il piastrellista.
O forse è stato quando ha indossato quella tuta bianco sporco, per evitare ustioni in caso d’incendio,
mentre sfrecciava su un bolide nel circuito delle 24 ore di Le Mans ».
Così incomincia il capitolo che Alberto Prunetti ha voluto inserire nell’ultima ristampa di Amianto Una storia operaia (Edizioni Alegre,2014 ) il libro da lui scritto e dedicato al padre Renato,un uomo normale , operaio tubista e saldatore , di origini livornesi , che dopo aver lavorato in acciaierie e raffinerie di mezza Italia,da Piombino a Casale Monferrato , da Terni fino all’Ilva di Taranto , morì per aver inalato una fibra d’amianto.
Ed stato proprio Alberto Prunetti a leggere quest’ultimo capitolo nel corso della manifestazione
Una montagna di libri contro il TAV , l’appuntamento culturale e politico indetto dal Movimento NO TAV che quest’anno si è tenuto a Bologna presso il centro sociale Vag 61, con la collaborazione di Carmilla , la rivista di critica politica e letteraria fondata dallo scrittore Valerio Evangelisti.
Storie che affondano le loro radici nell’Italia del « miracolo economico», periodo della nostra storia del secondo dopoguerra che viene ricordato sempre per lo straordinario incremento quantitativo della produzione di merci e quasi mai per i costi umani e per l’avvelenamento dell’ambiente dei quali, soltanto oggi, incominciamo a prendere piena consapevolezza nella loro devastante portata.
Storie dalle quali riemerge il profilo nobile di una classe operaia , dei tanti working class heroes a lungo dimenticati , ma più che mai tornati d’attualità considerando il rapporto tra la crisi economica che infuria nel mondo e lo sfruttamento e l’oppressione dei lavoratori che sussistono a livello internazionale.
Un passato che « oggi si cerca di cancellare» come scrive nella prefazione al libro lo stesso Evangelisti « con ogni possibile sporco espediente, perché in quella condizione esistenziale ,prima che ancora che materiale, risiedeva l’antitesi prima allo sfruttamento ».
E l’amianto ha fatto da filo conduttore anche nel confronto con la tragica realtà emersa con il caso dell’Eternit di Casale Monferrato, la città diventata simbolo di una morte ad orologeria. che prima ha visto morire i lavoratori della fabbrica e poi le migliaia di cittadini ammalatisi del mesotelioma che non da scampo. Vittime che non hanno avuto giustizia ,come ha ricordato Luca dell’Associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato , sottolineando come la sentenza dei giudici della Cassazione -che ha portato alla prescrizione ed al colpo di spugna sulle responsabilità del magnate dell’amianto Stephan Schmidheneiny condannato in primo e secondo grado a 18 anni di reclusione-sia stata una scelta contro i lavoratori,abbandonati dall’intera classe politica in un paese dove la « fine del lavoro» è coincisa con la svalutazione morale e giuridica ,oltre che economica e politica, dei diritti conquistati nei decenni passati.
Nel dibattito che ne è seguito , importanti contributi sono venuti da chi ha messo in luce che accanto alla nocività della lavorazione nei vari cicli industriali (edilizia,alimentare,costruzioni navali e ferroviarie, in primis l’ecatombe degli operai delle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie di Bologna e di Foligno ) l’amianto è stato per anni adoperato nei freni e nelle frizioni delle automobili; ma anche dove meno ce lo si potrebbe aspettare come per esempio negli imballaggi o nelle colorazione dei tessuti,nei phon per asciugare i capelli o come isolante negli elettrodomestici. Per non dire delle tante mogli,madri e figlie che in contatto con le fibre di amianto sono venute lavando,asciugando e stirando le tute blu dei loro uomini.
Un campo, quello della esposizione della popolazione ai rischi della contaminazione della fibra killer che è un capitolo tutto da scrivere,considerando che proprio l’Italia ne è stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori.
Tutte storie che oggi trovano una congiunzione in Val di Susa.
Fulvio Perini , già dirigente della CGIL piemontese, una vita spesa in difesa del diritto alla salute nei luoghi di lavoro, ha evidenziato , con una serie di dati particolarmente accurati,quanto sia grave il rischio di una massiva contaminazione da amianto derivante dall’opera di perforazione del tunnel della linea Alta Velocità che dovrebbe collegare Lione a Torino.
A cominciare dal fatto che lo scavo della galleria si realizzerebbe in uno dei territori dove la presenza di fibre di asbesto, per la presenza di rocce di serpentino, è tra le più consistenti di tutte le Alpi, in una valle che ha la stessa conformazione geologica delle valli confinanti dove sono state chiuse nel passato imponenti attività estrattive perché disperdevano fibre tra le più nocive.
Un carico ambientale naturale al quale si sono sommati i materiali estratti dagli scavi necessari per la costruzione delle tante opere che interessano quel territorio : dal traforo internazionale del Fréjus alla gallerie dell’ autostrada,dalle centrali elettriche edificate in caverne all’ impiego delle coibentazioni nelle tante industrie siderurgiche una volta presenti lungo tanta parte della Valsusa.
Materiali poi riutilizzati o dispersi malamente nell’ambiente.
Un lavoro,quello di Perini, sotto traccia, frutto della collaborazione con esperti e studiosi che colma il vuoto derivante dalla sostanziale rinuncia delle autorità pubbliche –come le Asl o le Agenzie regionali per il controllo dell’ambiente- ad una efficace e puntuale azione di controllo e che dovrebbe essere preso in seria considerazione da quanti, come gli operai e gli agenti della pubblica sicurezza, sono attualmente impegnati nel cantiere della TAV in Clarea.
«Le perforazioni e la polverizzazione di giacimenti di amianto - ha scritto Erri De Luca nel pamphlet La Parola contraria- fanno inorridire chiunque abbia notizia del guasto micidiale di uno spargimento delle sue fibre tossiche. La Val di Susa si batte contro il disastro per scongiuralo, per non doverlo piangere dopo. Si tratta della più intensa e durevole lotta di prevenzione popolare».
Parole ed azioni che tutti dovrebbero far proprie.
Maurizio Fratta
Nessun commento:
Posta un commento