SOLIDARIETA' CONCRETA

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domenica 30 marzo 2014

6 aprile Bussoleno - La Credenza - aperitivo Benefit con PALINKA RIDERS e RADIO NO TAV

"i Palinka Riders suonano un crudo rockabilly campagnolo, sferzato da potenti aliti di pastis. Un selvaggio match tra i Cramps e Doo Rag, con l’ironia molesta del bandito marsigliese. perfetto per una città sporca, bandita e ubriaca come Torino nella quale tra l’altro, vengono per la prima volta. Musica per locali fumosi e cucine all’aglio, vino e vecchie auto francesi. Shake your ass, the rest will follow!”    

da Radio Blackout

martedì 18 marzo 2014

MARCO AIME ALLA LIBRERIA LA CITTA' DEL SOLE BUSSOLENO


SABATO 22 MARZO ALLE 18.00


MARCO AIME
con il suo ultimo libro edito da AgenziaX
ALL'AVOGADRO SI COMINCIAVA AD OTTOBRE”
autobiografia di un quinquennio
con lui dialogheranno Paola Meinardi e Mauro Rubella

Tanti “ragazzi” della Valle di Susa sono andati all'Avogadro!
In queste pagine riconosceranno i professori,
le aule, i laboratori...i sotterranei...

Marco Aime è antropologo e scrittore, insegna antropologia culturale all'Università di Genova.
Ha pubblicato oltre venti libri tra saggi e romanzi, tra i quali ricordiamo: Eccessi di culture; Il primo libro di antropologia; Sensi di viaggio; Una bella differenza - alla scoperta della diversità del mondo; Diario Dogon; Timbuctu; La macchia della razza. Lettera alle vittime della paura e della violenza

Segue aperitivo tra i LIBRI
Vi aspettiamo!!

lunedì 17 marzo 2014

Bussoleno - Salone Polivalente - 17 marzo h. 21.00 - Presentazione della ricerca Tav e media



Chi c’è, ovunque, sempre: violenza, terrorismo, frange, estremismo, brigate rosse, deriva, anni di piombo, attacco, anarco insurrezionalisti, follia, armi micidiali, scudi umani, molotov, guerriglia.
Chi non c’è, mai: le ragioni tecnico economiche che rendono il Tav un’opera “strategica”.
La Val Susa, per chi legge Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa deve ricordare un territorio pazzo, malvagio, irrazionale. Dove un gruppo di folli autodefinitosi Notav delinque e attacca lo Stato senza ragione.
Un recente sondaggio del Corriere della Sera evidenzia che solo un piccola maggioranza degli italiani, il 56% si dice convinto dell’utilità dell’alta velocità in val Susa. Questo nonostante una campagna mediatica massiccia, probabilmente senza precedenti nella storia recente, che tende a silenziare le ragioni della protesta e evidenziare la cronaca spicciola. Un dato che, evidentemente, mette in risalto il serpeggiare tra popolazione italiana di una congrua diffidenza verso quest’opera senza senso.
Irene Pepe, Massimo Bonato, Eloisa Spina, coordinati da Maurizio Pagliassotti, hanno condotto uno studio su due mesi di produzione giornalistica  (27 luglio-27 settembre 2013) de Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa. Hanno dato forma ad alcune percezioni che il movimento da tempo aveva riguardo la qualità editoriale di queste testate.
I risultati, per molti aspetti inquietanti, verranno esposti il 17 marzo presso il salone Polivalente di Bussoleno ore 21.
Oltre agli autori della ricerca interverranno: Andrea Doi, caporedattore di nuovasocieta.it, alcuni giornalisti di Luna Nuova e La Valsusa, i siti internet notav.info e tg Vallesusa.

da Notav.info

martedì 11 marzo 2014

Stefano Benni scrive a Mattia


Aggiungi didascalia

Per Mattia

da tua madre vengo a sapere del tuo momento difficile. Non ti conosco. Ma ho avuto la tua età e mi sono ribellato, e ho provato rabbia e ho conosciuto, anche se per breve tempo, la prigione militare. Non ho nessuna lezione da darti, se non questa: quando ero chiuso in caserma, leggevo, parlavo con i miei compagni, scrivevo. Tutto, pur di non sprecare il mio tempo, pur di non darla vinta a chi mi aveva privato della libertà. E ci sono riuscito.
Non conosco la tua storia, immagino sia quella di molti giovani che vivono in questo paese apparentemente senza anima e senza speranza. Mio figlio ha scelto di lavorare all’estero, nelle emergenze umanitarie. Tu hai scelto di batterti per le cose in cui credi. Finché ci saranno giovani come voi, anche se diversi nelle idee e nelle forme di lotta, mi viene da pensare che questo paese abbia ancora un pezzo di anima e un respiro di speranza. A volte si è più liberi dietro un muro, che in un deserto di indifferenza. Tieni duro


Stefano Benni









lunedì 10 marzo 2014

da Mattia


"Cari compagni,
vorrei tanto essere lì con voi, per un giorno o per un'ora soltanto,
senza guardie, sbarre, giudici, occhi indiscreti e cuori grigi,
abbracciarvi e finalmente piangere. Qui non ci riesco. Ho innalzato
barriere alte come muri di cinta per proteggermi dalle emozioni e soffro
a denti stretti in questo gioco di scatole cinesi in cui un incubo
sembra racchiuderne un altro. Vorrei tanto piangere, una volta soltanto,
lo giuro, e sciogliere così i sentimenti cementati in questa malta
bastarda e cattiva che mi impedisce di lasciarmi andare. Poi vorrei
ricordare e lasciarmi cullare dal flusso degli aneddoti e dei racconti.
Vorrei ridere. Vorrei arrabbiarmi. Vorrei consolare ed essere consolato.
Mi mancate tanto in questo momento.
Mi farò forza, non temete. fatevi forza anche voi. Ma non c'è bisogno
che ve lo dica. Avverto questa forza infinita ogni volta che vi penso.
Delle volte penso all'ultima udienza quando ad una certo punto mi sono
accorto che mi fissava intensamente. i nostri sguardi si sono incrociati
e allora mi ha fatto un occhiolino d'intesa.
Mi piace pensare che fosse un saluto.
Porterò quel saluto per sempre con me.
Cari compagni, vi mando un abbraccio fortissimo e questo saluto scritto
a caldo per Guccio quando Eugenio mi ha portato la notizia.
Leggeteglielo, se lo incontrate.
sempre vostro
Mattia. "
 
Guccio ascoltava il mare
con il coraggio degli esploratori
l'inquietudine dei marinai
beveva la vita tutta d'un fiato
e se ne ubriacava
come uno scaricatore di porto
alle prese con il suo primo amore
 
chissà in quale tempesta si è addentrato scrutando l'orizzonte
chissà quale sirena interiore ha cantato per lui
 
Ascolta il mare, Guccio
la senti la bufera che urla?
la senti l'onda che cresce?
lo senti il vento che fischia tra gli scogli?
 
Ascolta il mare, Guccio
ti parlerà di noi
delle nostre vite burrascose
dei nostri sogni scagliati come sassi a filo d'acqua
 
Ascolta le nostre storie, Guccio
raccolte in mare da pescatori di speranza
volti di pietra e cuori di diamante
 
Ascolta le nostre voci rapite dai venti
inseguire tesori come pirati senza tempo
 
Ascoltaci lottare
ascoltaci giocare
ascoltaci ridere
ascoltaci piangere
ascoltaci, e portaci con te, lontano
alla scoperta di nuovi mondi
oltre le frontiere dell'ignoto
 
I marinai non muoriono
i marinai viaggiano.
E noi viaggeremo al tuo fianco.
 
Carcere di alessandria, 25.2.2014 "
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venerdì 7 marzo 2014

8 MARZO 2014 UNA GIORNATA DI LOTTA PER L'AUTODETERMINAZIONE



h.14.30 Concentramento da Piazza Vittorio
Partenza da Bussoleno in treno ore 12.18
Con tutti i mezzi che vogliamo ma partecipiamo!
Anche quest’anno portiamo il nostro contributo alla giornata dell’otto marzo, storica data che ci ricorda il prezzo che le donne pagano  quando diventano protagoniste della loro vita e attive nelle lotte sociali.
In quell’otto marzo degli inizi del novecento, un centinaio di operaie bruciarono all’interno di una fabbrica occupata: chiedevano migliori condizioni di lavoro, diritti.
A più di cento anni di storia molte cose abbiamo cambiato provando ad uscire dallo schema madre-sposa e conquistandoci sempre più spazi, in quanto persone con una propria testa e propri desideri.
Riteniamo inaccettabili il tentativo di modificare la legge 194 che regolamenta l’aborto, la mafia degli obiettori, la difficoltà di accesso alla procreazione assistita.
Così come consideriamo un attacco all’autodeterminazione delle donne anche la mancanza assoluta di sostegno economico e servizi a quelle che scelgono di avere figli, la mercificazione della sessualità , l’impossibilità di scegliere la propria sessualità fuori dai modelli culturali imposti , il femminicidio…
Tutto questo è la conseguenza di un sistema che si impone con l’autoritarismo e la violenza.
La nostra ventennale lotta al progetto-rapina del Tav ci ha portato ad avere maggiore consapevolezza dell’importanza del nostro impegno sociale. Una responsabilità verso noi stesse, ma anche verso le generazioni future alle quali non vogliamo lasciare né debiti né scempi.
Siamo state molto colpite dalle testimonianze di altre donne come noi che vivono il loro impegno per la difesa del territorio, ma che oggi sono costrette a raccontare dei loro tumori al seno o all’utero, dei bambini che si ammalano di leucemie e di una terra una volta fertile che ormai produce solo più veleno.
Noi ci siamo mobilitate, perché questo non si verifichi in futuro in Valsusa.
Decenni di cantieri, polveri sottili e falde acquifere inquinate farebbero della nostra bella valle un deserto costringendo intere generazioni ad un esodo forzato. Verso dove? Verso la città, dove le fabbriche chiudono, le famiglie diventano morose, perché scelgono di sfamarsi prima di pagare l’affitto, dove il lavoro non c’è, e quando c’è è precario, malpagato, sempre più femminilizzato, cioè ridotto a puro sfruttamento?
Le donne sono le prime a pagare i costi sociali delle scelte economiche. Se i soldi vengono usati per la malaopera non ci saranno per  i nostri ospedali, per le scuole, per i servizi sociali. Noi , le donne, saremo chiamate a sostituirli, gratuitamente, molto  più di quanto ampiamente già facciamo.
La violenza della cultura patriarcale verso le donne l’abbiamo sperimentata in Valsusa in molti modi: attraverso l’arroganza dei politici e dell’informazione dominante nei confronti delle cittadine, considerate ignoranti e retrograde se vogliono conservare e difendere la terra, ma anche nella violenza fisica e verbale delle forze dell’ordine, su mandato dei diversi governi.
Violenza che abbiamo subito coi nostri corpi malmenati, le nostre carcerazioni, con gli insulti malcelati delle guardie – ma non solo delle guardie – che si chiedono perché tutte queste donne non se stiano a casa. Ricordiamo per tutte/i Marta,  picchiata e molestata dai poliziotti nel corso del suo fermo..
Più di seicento indagati, la condanna ad una multa di 215.000€ da pagare ad Lft, ed ora Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia sono in carcere dall’inizio di dicembre 2013 con un’accusa assurda e pesantissima come quella di terrorismo.

Chiediamo a tutte/ì di avere la curiosità di capire con la propria testa, di non accontentarsi dell’informazione che viene dai media, di venirci a trovare in Valsusa ed incontrarci per capire le ragioni di questa lotta ventennale per la autodeterminazione nelle scelte politiche ed economiche che riguardano i territori e i beni comuni.
Noi il nostro futuro lo vogliamo vivere in valle.
CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLO’ LIBERI !  Questo 8 marzo lo dedichiamo a voi.
LIBERE/I TUTTI !                                                                                                                                       
Le donne NoTav dalla Valle