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mercoledì 2 luglio 2014

D-Day di Sandro Moiso su CarmillaOnLine




di Sandro Moisod-day
E’ stato commemorato nei giorni scorsi ciò che dal punto di vista del pensiero antagonista non può sembrare altro che l’inizio del trionfo su scala europea del controllo indiretto del capitale finanziario sulla forza lavoro e sul territorio e della, momentanea, sconfitta del controllo diretto da parte dal capitale industriale sulla manodopera e qualsiasi tipo di risorsa economica.
Niente di più e niente di meno. Stati Uniti e Gran Bretagna contro Germania, in una sorta di campionato mondiale che aveva come unico obiettivo finale quello delle forme che il comando sul lavoro avrebbe dovuto assumere dopo la fine delle ostilità. Che, però, non sono mai finite.
Come ben dimostrano i conflitti scoppiati ancora una volta qui in Europa, con buona pace di coloro che insistono col dire che l’attuale unità europea abbia saputo garantire un periodo di stabilità durato più di sessant’anni.
Le guerre balcaniche che hanno viste coinvolte nei primi anni novanta, subito dopo la riunificazione tedesca, la Serbia, la Slovenia, la Croazia e la Bosnia-Erzegovina. Poi il Kosovo e oggi, sempre più allargando l’area dei conflitti europei, l’Ucraina.
Guerre in cui i paesi europei non possono dirsi estranei e nemmeno gli Stati Uniti.
Guerre, la cui responsabilità, è stata scaricata interamente sui conflitti inter-etnici e sugli odi politici e religiosi antichi e locali. Soltanto per tener nascosti agli occhi dei cittadini europei, ammaliati dal discorso democratico e da un benessere ormai scomparso, la reale portata imperiale della competizione militare ed economica in corso allora come oggi.
Giulio Tremonti, vent’anni fa circa, grosso modo ai tempi delle rivolte in Albania contro il sistema delle piramidi finanziarie che avevano segnato il trapasso da un socialismo disumano al capitalismo delle migrazioni e della miseria, aveva affermato su una prestigiosa rivista politica americana, la Aspen Review, che occorreva riportare la povertà dell’Est nelle buste paga dell’Ovest.
Ebbene, ci sono riusciti! Ma lo scontro per chi deve comandare in Europa la forza lavoro, per le forme di sfruttamento che questa deve subire e per i vantaggi derivanti dal suo basso costo prosegue, nonostante le fasulle celebrazioni e le farsesche cerimonie svoltesi nei giorni scorsi.
Non saranno, però, i beceri nazionalismi a risolvere tale problema, mentre il loro progressivo diffondersi non è altro segno che dell’espandersi di quello scontro anche nel cuore dei paesi un tempo più ricchi. Esattamente come successe a partire dai Balcani tra la fine del 1990 e i primi mesi del 1991.
Il nostro D-Day non c’è ancora stato. Nonostante i tredicimila morti tra i militari degli eserciti contrapposti e i ventimila morti tra i civili della Normandia nessuna liberazione è giunta davvero fino a noi.
Ci resta in compenso la memoria dei bunker tedeschi del Vallo Atlantico, oggi sfruttati dal punto di vista di un turismo che sa di necrofilia e che all’epoca rappresentarono, al momento della loro costruzione, una notevole fonte di arricchimento per le ditte coinvolte nella loro realizzazione.
Realizzazione che, guarda caso, vide l’impiego di grandi quantità di calcestruzzo e di manodopera sottopagata o non pagata del tutto, costituita in massima parte da volontari, lavoratori forzati o prigionieri.
Vi ricorda qualcosa? Magari l’Expo? Oppure il Mose o il TAV? Non sbagliate.
val clarea
I nostri bunker ci sono ancora tutti. Come le centinaia di militanti No TAV imputati nei processi intentati contro di loro dalla Procura di Torino sanno bene ancora oggi.
Il lavoro coatto esiste ancora e chi si oppone alle sue logiche e definito ancora terrorista ebanditen.
La devastazione militare dei territori c’è ancora tutta. Così come ci sono ancora tutti i campi circondati da filo spinato e controllati da mezzi blindati e truppe in assetto di guerra. Sia che si tratti di presidiare un inutile e costosissimo buco scavato nelle montagne, sia che si tratti di tener rinchiusi come animali gli immigrati sbarcati sulle nostre coste.
No, il nostro D-Day non è ancora venuto.
Perché il nostro D-Day vedrà la fine di ogni bunker, di ogni menzogna, di ogni dittatura sul lavoro e di ogni devastazione dell’ambiente. Solo quello, allora, celebreremo.
E sarà una grande, grandissima festa!
N. B.
Il presente intervento è stato letto domenica 8 giugno davanti al cantiere TAV in Val Clarea nell’ambito delle iniziative promosse in occasione della manifestazione “Una montagna di libri contro il TAV” giunta ormai alla sua terza edizione grazie alla creatività, alla volontà, al coraggio e alla determinazione dei militanti del Movimento No TAV, della Libreria Città del Sole di Bussoleno, della Tabor Edizioni e dell’Associazione ArTeMuDa. A loro rivolgo ancora il più sincero ringraziamento per avermi permesso, per qualche giorno, di far parte di una delle comunità umane migliori tra tutte quelle che ho conosciuto nel corso della mia vita.

domenica 29 giugno 2014

Ripostiamo da CarmillaOnLine recensione di Sandro Moiso su Canto XXXIII BIS L'INCREDIBILE MANOSCRITTO RITROVATO IN VALSUSA



di Sandro Moiso
dante 1Dante AlighieriInferno – Canto XXXIII Bis – L’incredibile manoscritto ritrovato in Val Susa, Edizioni TABOR, Valle di Susa (TO) 2013, pp. 64, € 6,00
Sono note da secoli le profezie dantesche contenute nella Commedia, come ben sanno gli studenti liceali costretti a studiarle e a scriverne sui siti delle scuole per far ben figurare i loro Istituti e i loro insegnanti. Ma il manoscritto fortunosamente ritrovato tra le carte depositate presso la Sacra di San Michele apre agli studiosi nuove possibilità di indagine sulle capacità divinatorie del Poeta.
Non soltanto per quanto riguardava la sua vita e il suo esilio, ma anche il destino della specie umana nel suo insieme.
Dalla sofferente esclusione dalla propria patria nasce, infatti, il grande ruolo profetico di Dante come portatore di reale e nobile virtù, ma se le profezie di Ciacco, di Farinata degli Uberti, di Brunetto Latini e dell’avo Cacciaguida erano tutte rivolte alla vita del poeta e al suo esilio oppure alle vicende politiche di Firenze tra XIII e XIV secolo, qui siamo di fronte ad una scoperta sensazionale, non solo dal punto di vista della storia della letteratura, poiché il Divin Poeta delinea con precisione quello che sarà il destino dell’umanità nel suo insieme e della Valle che egli stava percorrendo per recarsi a Parigi dove, intorno al 1308, avrebbe frequentato per qualche tempo la facoltà di Teologia.
E’ veramente da lodare, quindi, l’impegno con il quale il Prof. Filippo Mollea Ceirano ha affrontato il gravoso compito di ricostruire il testo nella sua interezza e nel travaglio che ne hanno accompagnato, prima, la stesura e, poi, la decisione di abbandonarlo alla critica corrosiva dei topi.
Lavoro filologico che, come è ben chiarito nell’introduzione, ha dovuto fare i conti con i sempre più frequenti tagli intervenuti sulle spese universitarie da parte di un governo che non sembra , nemmeno lontanamente, comprendere l’importanza del lavoro svolto dal dipartimento di Storia delle origini della letteratura italiana diretto dal professore.
Il fatto, poi, che l’Università cui fa riferimento il suddetto Dipartimento rimanga anonima è sicuramente dovuto alla volontà di aver voluto impedire l’esplodere di curiosità e di ipotesi che avrebbero potuto, e potrebbero ancora, danneggiare la serietà del lavoro scientifico svolto dal professore e dalla sua ristretta e fidatissima équipe che temono di essere presentati ed assillati dai media come novelli Dan Brown.
Ma veniamo ora al testo. Occorre subito dire che, come quasi tutti i testi di Dante, è un testo legato alle esperienze del poeta stesso e che, come quasi tutti quelli della maturità, è un testo politico. Militante si potrebbe quasi dire. Dante, in esilio, stava attraversando le terre del conte Amedeo di Savoia nel periodo in cui, su richiesta del Papa Clemente V e del Re di Francia Filippo il Bello, si provvedeva a migliorare la strada che collegava la Francia con Torino, Asti (all’epoca importante centro di commerci e attività economiche), il marchesato di Saluzzo e il Monferrato.
Tale progetto cozzava però con la resistenza montanare e contadina di coloro che lungo il percorso previsto si opponevano sia all’esproprio forzato dei terreni appartenenti ai piccoli proprietari indipendenti, sia al lavoro coatto richiesto come corvée dal conte savoiardo per la realizzazione del progetto stesso. E Dante, proprio all’altezza di Sant’Ambrogio, finiva con l’essere coinvolto in una diatriba tra villici e scherani del conte, finendo con l’essere da questi ultimi duramente e ingiustamente malmenato e, infine, trattenuto con l’accusa di aver eccitato gli anime con le sue parole.
Rilasciato in condizioni miserabili, sarà ospitato dai monaci della Sacra di San Michele che lo cureranno con un intruglio che lo stesso poeta descrive nelle carte ritrovate: ”eravi nella nomata potione di certo aliquanta santoreggia, e della artemisia absinte, e poca digitale e laudano in buona mensura; eranvi di poi li fiori di una particulare spezie di canapa, che dicesi venga dalle lontane Indie, ma che bene forte s’accresce anco nello giardino de’ divoti frati, che spesso l’usano per fare de’dolciumi, manducati li quali spesse volte li fa visita Nostra Signora la Madonna; eranvi di poi una radice di genziana, et multi essiccati pezzi del fungo, che trovasi nelli boschi attigui, che chiamasi ammanita [...] et essi anco sono di molto aiuto alle lor preci, imperrocché ingollata la giusta dose mai fu vana l’attesa di una divina apparizione”.
E’ straordinaria la ricostruzione d’ambiente che l’Alighieri, con spirito più prossimo a quello dell’antropologo che a quello del letterato, riesce a tramandare a distanza di secoli. Ma ancor più straordinaria è la profezia sul futuro di quella valle e del genere umano contenuta nei versi di un canto che lo stesso poeta, forse spaventato dalla sua stessa visione, volle poi abbandonare tra le mura della Sacra. Visione certamente non estranea al consumo fatto della suddetta pozione.
dante 2Il canto conta più del doppio dei versi normalmente contenuti negli altri e forse anche questo spinse Dante a tralasciarlo per non venir meno all’unità stilistica della sua opera, ma l’avvio del canto è “classico”. Il poeta scorge, attraverso una fessura, dei diavoli all’opera per preparare quella che sembra essere un nuovo girone dell’Inferno e naturalmente sarà il suo accompagnatore, Virgilo, a dargliene spiegazione:
Si puniranno in cotesta contrada
quei peccatori che avran disianza
di trasformare, a seconda ch’aggrada,
del mondo la natura e la sostanza
e impiegheran l’ingegno e la fatica
per appagar la loro tracotanza” (vv. 64 – 69)
Vedendo il poeta turbato, Virgilio continua:
Questo è distinato
a castigare il tristo tradimento
di chi in imperio suo vorrà ogni umano
per costringerlo a un folle movimento.
Questi imporran lo sforzo inane e vano
di mover di continuo cose e genti
sempre più in fretta e sempre più lontano.
Lo bieco fine degli spostamenti
sarà crear profitti con l’inganno
promettendo vantaggi inesistenti” (vv. 84 – 93)
Ma cosa aveva turbato Dante così tanto, tra ciò che aveva intravisto del lavoro degli operosi demoni?
Una strada ponean tratto per tratto
sovra la terra, fatta in duro acciaro,
sì come ‘l fabbro forma il catafratto.
Due barre parallele paro paro
li diavoli avvitavano a traverse
fitte in la terra nel verso contraro.
Così un sentiero sovra il pian s’aderse,
non di ghiaioso fondo, o lastricato,
ma di ferree rotaie lisce e terse” (vv. 73 – 81)
Ciò che impressiona non è solo la previsione delle ferrovie ultra-veloci che avrebbero dovuto solcare in futuro la Valle, ma la punizione tremenda, tipica del contrappasso, che sulle quelle rotaie sarà consumata ai danni degli amministratori, dei politici, degli imprenditori, dei mafiosi e finanzieri che saranno coinvolti secoli dopo nell’orrendo progetto. Tutti facilmente riconoscibili ancora oggi.
Ma per non turbare oltre il lettore e, soprattutto, per non guastare il suo divertimento, non resta che chiudere su questo punto; ricordando che l’opera è distribuita da una piccola, coraggiosa e meritoria agenzia di distribuzione libraria torinese che da anni è impegnata nel diffondere a livello nazionale le pubblicazioni dell’ editoria antagonista e indipendente.1
  1. DIEST, via Cognetti de Martiis n.39, 10149 Torino, telefono/fax: 011 8981164, e-mail: posta@diestlibri.it  
    da CarmillaOnLine

domenica 2 febbraio 2014





di Sandro Moiso
meteo1.jpgPrologo
C’era grande agitazione in caserma.
Quella sera un collega sarebbe stato ospite di Ballarò per denunciare le condizioni di vita degli agenti e i maltrattamenti a cui erano sottoposti dai manifestanti.
Specie in Val di Susa. Soprattutto di notte, col favore del buio.
Finalmente sarebbe saltata fuori la verità, altro che palle!
Atto Unico
De Gennaro, in divisa d’ordinanza, sedeva nello studio insieme agli altri ospiti. Giovanni Floris aveva già introdotto il tema della serata, sottolineando l’importanza che la realizzazione del TAV avrebbe avuto nel rilancio dell’economia nazionale e dispiacendosi dei ritardi che l’opera stava subendo a causa dei ritardati prestiti europei e dei manifestanti contrari all’opera. De Gennaro si mordicchiava il labbro: doveva stare attento a non dire o fare cazzate.

Se sbagli anche questa volta, ti mando a presidiare da solo il Kyber Pass dopo il ritiro dei marines dall’Afghanistan!” Quello era stato l’incoraggiamento che il Capo gli aveva dato.
Non c’era da scherzare: manteneva sempre le promesse, anzi le minacce.
Meglio non pensarci, però, e concentrarsi sulle risposte da dare.
Qualche politico, qualche tecnico, un paio di giornalisti erano lì nello studio.
Oltre a quella signora piuttosto anziana che sedeva in disparte…boh, chissà chi era?
Dopo i soliti convenevoli, Floris aveva dato la parola a un tecnico e al sindaco di Susa che avevano difeso l’opera e ne avevano illustrato i vantaggi.
Poi, tanto per drammatizzare, aveva introdotto De Gennaro: “ Diamo ora la parola ad un testimone oculare delle difficoltà cui si sta andando incontro nella costruzione del tunnel. Agente De Gennaro illustri pure al nostro pubblico le condizioni di difficoltà in cui si è trovato ad operare in val Corea
“ Beh, intanto devo correggerla, perché si tratta della Val Clarea e non Corea. Anche perché più che la Corea i valligiani ci hanno sempre promesso il Vietnam…Come l’altra sera
Dica, dica pure agente e mi scusi per la svista di prima”.
L’altra sera, dicevo, ci hanno aggrediti in massa. Ci hanno lanciato di tutto. Pietre e sassi di ogni dimensione. Ci siamo chiesti se per caso non avessero usato delle catapulte. Hanno divelto le reti, schiantato i mezzi da lavoro presenti. Hanno tirato giù le torri di illuminazione. E’ stato un inferno! Non si può più andare avanti così!!
Pausa, qualche sporadico applauso in sala.
Sguardo torvo di Floris verso il pubblico che non aveva applaudito. Un pensiero nella sua mente: “Questi non li invito più”. Poi, rivolto a De Gennaro:” E voi cosa avete fatto?
Abbiamo sparato i lacrimogeni che avevamo. Pochi purtroppo a causa del taglio delle spese…
E poi…?
E poi ci siamo chiusi nei blindati, eravamo troppo pochi
Ma non avevate qualche mezzo adeguato a fronteggiare situazioni di quel tipo?
Sì, un Lince, ma ha dovuto indietreggiare di fronte alla pressione degli attaccanti…
E quanti agenti eravate sul posto?
Qualche decina…
Pochi…
Sì, ma già aumentati rispetto al periodo precedente la visita a Torino di Hollande…
Una situazione davvero incresciosa e pericolosa quindi…
Molto pericolosa, ci hanno lanciato massi del peso di qualche quintale. Il mattino dopo abbiamo trovato nei dintorni le sacche di tela in cui li avevano trasportati…
Sacche di tela? Per trasportare rocce e massi?
Sì, sì gli investigatori ne erano certi! Hanno anche arrestato due presunti colpevoli. Due valligiani”.
E cosa è successo dopo?”
I giudici li hanno rilasciati , dicendo che la ricostruzione dei fatti era lacunosa
In quel momento, la signora anziana che già da qualche minuto mostrava un certo nervosismo aveva preso la parola. “E ci credo che fosse lacunosa. Quello l’è mica stato un assalto…
Floris cercò di stopparla subito: ”Professoressa Hack, Lei avrebbe dovuto intervenire sulla pioggia di meteoriti avvenuta sugli Urali…mica su questo argomento. La prego…
Oh bel bimbo, l’argomento l’è il medesimo. Pioggia di meteoriti sugli Urali e in Val di Susa!
Come?” esclamò il conduttore televisivo allibito.
Doveva essere mantenuto il segreto per non allarmare il pubblico, ma in Val di Susa, anzi in Val Clarea, c’è stato un fenomeno simile a quello avvenuto nei cieli russi. Soltanto è avvenuto qualche giorno prima e in forma leggermente diversa.
E cioè?!
Mentre in Russia l’asteroide o le meteore, non lo sappiamo ancora, si sono disintegrati, esplodendo nove volte prima di toccare terra, in Val Clarea sono arrivati a terra quasi integri, forse a causa del diverso metallo di cui erano composti, meno sensibile alla pressione dinamica…
Cazzo — non era riuscito a trattenersi De Gennaro — ma allora abbiamo davvero rischiato la vita, Signora astrologa!
Dé, intanto sono un’astrofisica e, poi, sì! Ma, d’altra parte, le leggi della fisica so’ mica bruscolini, asteroidi e meteore sono corpi solidi che, come le ova di Bologna, una volta lanciati nello spazio seguono una loro traiettoria. L’è mica colpa della massa gravitazionale o di quella inerziale se qualcuno o qualcosa si trova sul loro percorso, i meteoriti al massimo sono sensibibili all’ablazione atmosferica…”
meteo 2.jpgEpilogo
Spazio. 250 km sopra la Val Clarea.
Febbraio 2013.
“ Se non la piantano di costruire orrori dappertutto dovremo passare alle maniere forti” disse il tenente Zyxmwje, dell’astronave d’osservazione ambientale XZYW11, al suo superiore.
 — rispose quello con una delle sue dodici bocche- se non la piantano di rovinare la nostra area preferita per i pic-nic, tra la Val di Susa e il Musiné, ci toccherà passare davvero ad avvertimenti più pesanti”.
Dedicato agli straordinari extraterrestri intelligenti creati da Sydney Jordan e William Patterson, tra il 1954 e la metà degli anni settanta, per le strisce a fumetti giornaliere diJeff Hawke e a tutti gli altri alieni atterrati in Val Clarea la sera di venerdì 8 febbraio 2013.
da CarmillaOnLine