MI BASTAVA UNO SPICCHIO DI CIELO
Storia documentaria della vita reclusa di Francesco “Sirbone” Catgiu
Pagine 208, 15x21 – 12€
Ai frequenti sequestri di persona che avvenivano in Sardegna, nel corso degli anni Settanta e Ottanta, lo Stato rispose con una feroce ondata repressiva, imprigionando molti sardi in carceri lontanissime dalle loro terre d’origine, al termine di processi costruiti a suon di violenze, ricatti e “collaboratori di giustizia”.
Il caso di Francesco “Sirbone” Catgiu illumina una realtà carceraria fatta di torture, di cattiverie e codardie gratuite da parte di quanti vi lavorano, di giustizialismo cieco, di pene esemplari invocate e di stolida indifferenza, l'indifferenza di chi accetta l’annientamento psicofisico delle persone indocili.
La denuncia delle angherie subite dai suoi carcerieri, la ribellione alle loro violenze nei confronti di altri detenuti, il disvelamento di cosa si nascondesse dietro a una serie di decessi spacciati per “naturali”, tutto ciò Francesco lo ha pagato pesantemente, senza mai deflettere dalla sua posizione di rigore appassionato.
Vi sono infatti individui che riescono a mantenere la schiena dritta, rifiutando ogni “percorso” di ravvedimento e ogni concessione alla logica del “ciascuno per sé”. “Sirbone” è tra questi: un uomo libero che sulla sua strada ha incontrato altri individui liberi, solidali nella lotta contro lo Stato-capitale.
Questo libro racconta e documenta la storia della sua reclusione e la solidarietà cresciuta intorno a lui.
Biografia
Francesco “Sirbone” Catgiu nasce a Orgosolo il 24 novembre 1941 e fino all'età di vent'anni fa il pastore.
Emigra in seguito in Germania e lavora come operaio edile fino al 1967. Rientrato in Sardegna, nel 1969 parte alla volta di Torino, ove fa ancora l’operaio, e da lì va a Taranto, dove svolge lo stesso mestiere fino al 1972.
Da Taranto rientra nuovamente in Sardegna e lavora nella fabbrica di Ottana fino al 1976. In quell’anno viene accusato di omicidio; verrà prosciolto nel 1978.
Nel 1982 è accusato di sequestro di persona nell’ambito della maxi-inchiesta denominata “Anonima Gallurese”, un teorema indiziario ideato in particolare dal famigerato magistrato Luigi Lombardini e imbastito facendo ampio ricorso alle “testimonianze” di alcuni presunti pentiti.
Nel 1984, latitante, viene arrestato. Dopo dieci mesi di processo, nel 1985 viene condannato a 29 anni per il sequestro di Leone Concato (rapito in Costa Smeralda nel 1977 e mai tornato a casa nonostante il pagamento di un riscatto).
Nel novembre 1991, la condanna di primo grado verrà ridotta di un anno, dopo un lungo iter di appelli e annullamenti in Cassazione.
Il 12 marzo 2012, con burocratica precisione, il pm di Sulmona rileva che Francesco ha scontato 32 giorni di galera di troppo. Viene quindi definitivamente scarcerato, dopo oltre 28 anni di prigione.
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